Se
dovessimo
pensare
di
porre
il
dito
indice
sulla
punta
del
naso
passando
attraverso
calcoli
nello
spazio
a
tre
dimensioni,
valutando
perfettamente
la
forza
che
ogni
muscolo
deve
impegnare,
diventeremmo
pazzi
e
sicuramente
saremmo
già
estinti
da
centinaia
di
milioni
d’anni.
Per
questo
la
natura
ci
ha
dotato
di
una
parte
del
cervello
che
lavora
senza
la
nostra
apparente
volontà
cosciente,
il
meccanismo
di
apprendimento
è
esperienza
acquisita
con
con
la
ripetizione
costante
e
sistematica.
Quando
guidiamo
l'automobile,
da
qualche
tempo,
lo
facciamo
senza
dover
pensare
a
tutte
le
manovre,
ma
siamo
pronti
a
intervenire
in
decimi
di
secondo
se
qualche
cosa
non
ci
convince
o
ci
troviamo
in
una
situazione
di
pericolo
reale
o
presunto.
MENTALE
Gli
arcieri,
possono
essere
vittime
del
"panico
da
targa"
e
di
tutte
le
sue
sfaccettature,
quando
abbiamo
a
che
fare
con
quelli
che
io
chiamo,
"
folletti
",
che
non
sono
cattivi,
ma
solo
inopportuni,
vengono
liberati
nella
nostra
mente
quando
siamo
lì
con
la
freccia
puntata
nel
bersaglio
e
ci
sussurrano,
“
sei
sicuro
di
essere
nella
posizione
giusta?
”,
“
…
se
non
la
metti
nel
centro
ti
passano
davanti
in
cinque”,
“
…
ma
che
figura
fai
se
sbagli
!!
“
,
“
…
sei
andato
al
campo
ed
in
palestra
per un mese" ….
rivelano solo un senso di disagio che può avere origini lontane nel nostro tempo personale.
La
cosa
bellissima,
del
Tiro
con
l’arco
è
il
rapporto
che
si
ha
con
se
stessi,
con
le
parti
più
nascoste
della
propria
mente,
quel
parlarsi
inconsueto,
chiedendo
al
cervello
di
risolvere
una
cosa
così
semplice
come
quella
di
far
partire
una
freccia per il bersaglio. Un filosofo disse
“ non basta una vita per conoscere se stessi”
gli Arcieri lo sanno benissimo.
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO